PREMESSA
Quello che mi accingo a scrivere scaturisce dalla mia personale esperienza, fatta attraverso l’incontro con lo yoga.
Affinché quanti leggono possano comprendere meglio ciò che per me oggi rappresenta questa antica disciplina, ritengo inevitabile iniziare accennando alla mia vita, illustrando brevemente chi ero prima di incontrare la pratica dello yoga.
Questo scritto non vuole certo essere un’autobiografia. Penso, tuttavia, che delineare a rapidissimi tratti la mia vita possa sicuramente offrire una chiave di lettura per comprendere meglio il mio personale punto di vista riguardo lo yoga.
Vorrei precisare che non ho nessuna volontà di contrappormi a chi la pensa diversamente da me e, nel contempo, chiarire che non c’è alcuna pretesa, da parte mia, di avere la verità in tasca.
Fin da quando ero bambino, io sono sempre stato un grande osservatore: osservavo il mio ambiente familiare, il paese, la gente che incontravo. Ancora oggi amo osservare quello che accade intorno a me; soprattutto, oggi come allora, amo fare grande attenzione alle azioni, ai comportamenti e alle reazioni delle persone, sia positive che negative, rimanendone il pi? delle volte profondamente coinvolto.
Ovviamente, questa mia spiccata capacità di osservazione mi ha portato ben presto ad analizzare con attenzione anche tutto ciò che accade dentro di me, come mi comporto, come reagisco alle situazioni, quali emozioni provo, soprattutto nel momento in cui mi rapporto con gli altri.
È intuibile, quindi, che la mia esistenza non sia stata e non sia tuttora una “tranquilla passeggiata” attraverso la vita, non solo per svariate ragioni personali, ma anche e soprattutto per il fatto che, nel rapportarmi con gli altri, ho la tendenza a mettere molte volte in discussione me stesso.
Pur nelle innegabili difficoltà vissute in diversi momenti per questa mia attitudine, tuttora non rinuncio a considerare questo mio approccio alla vita assolutamente appassionante.
Dopo aver trascorso la giovinezza tra vari sconquassi personali, ho ritenuto opportuno cercare un aiuto per comprendere l’origine dei miei disagi, nella speranza di poter pervenire a una loro risoluzione (Anche se ci sarebbe molto da dire riguardo il “trovare soluzioni”, non è questo l’argomento che voglio trattare ora). La sola figura professionale “di aiuto” che conoscevo all’epoca era lo psicologo, alla quale alcune volte mi sono avvicinato, trovandone giovamento.
Sappiamo bene quanto corpo e psiche siano connessi tra loro. Quindi, non sto a raccontare qui la miriade di problemi fisici e psicosomatici che per lungo tempo hanno reso ancora più complicata la mia esistenza.
All’epoca, questi incontri con gli esperti della Psiche mi avevano comunque permesso di entrare in contatto con una parte significativa di me, ma pur sempre solo una parte. Rimaneva tuttavia “poco considerata” un’altra mia parte importantissima, il mio Corpo.
L’INCONTRO CON LO YOGA
L’esigenza di prendermi cura del mio fisico è stata determinante per condurmi all’incontro con lo yoga.
Conoscevo questa antica pratica con la superficialità di molti. Intuivo che lo yoga richiede disciplina ed esige continuità nella pratica. Temendo pertanto di non essere sufficientemente costante nel lungo periodo, ho coinvolto in questa mia iniziativa un caro amico, nella speranza che,negli eventuali momenti di scarso impegno, questi mi avrebbe spronato a continuare.
La mia prima lezione yoga è stata per me sconvolgente, un vero e proprio colpo di fulmine! Quando il mio corpo assumeva le varie posizioni proposte, per me del tutto nuove, provavo una incredibile sensazione di “casa”. Era come se il mio corpo in quelle posizioni fosse più predisposto a comunicare con Me. Naturalmente questa consapevolezza l’ho elaborata e compresa con chiarezza solo in seguito, ma giù dai primi momenti vedevo un evidente cambiamento avvenire in me, con spontaneità e senza alcuna forzatura.
Con tutto l’entusiasmo che avevo scoperto in me, ricordo che i primi tempi andavo a lezione il più possibile: tre, quattro, talvolta anche cinque volte a settimana.
In seguito a questo mio profondo coinvolgimento, i benefici fisici e psicologici delle pratiche yoga non hanno tardato ad arrivare: ho riscontrato indiscutibili benefici alla mia schiena, che aveva subìto due interventi di ernia discale, con recidiva, e presentava un?aderenza sul nervo sciatico con conseguente riconoscimento di invalidità. A questo posso aggiungere anche la risoluzione di problemi gastrici, come reflusso gastroesofageo, gastrite e ulcera, solo per citare alcuni dei vari disturbi psicosomatici sofferti in precedenza (la lista completa sarebbe troppo lunga e noiosa).
L’innamoramento verso lo yoga è stato per me pressoché istantaneo. Tutto il mio tempo, al di fuori del lavoro che svolgevo in quel periodo, era dedicato allo yoga mediante la pratica di gruppo, la pratica personale e con un notevole impegno nell’associazione yoga di cui facevo parte.
L’interesse per questa antica disciplina è diventato in pochi anni talmente grande che è nata spontanea la decisione di iniziare a frequentare una scuola di formazione per insegnanti yoga. Il mio intento iniziale non era tanto quello di diventare insegnante, quanto piuttosto quello di studiare approfonditamente la disciplina per comprendere più a fondo le diverse pratiche dello yoga.
Ben presto, tuttavia, ho capito che studiare non basta. Ritengo infatti necessario passare attraverso l’esperienza per comprendere in profondità le cose. L’esperienza attua infatti dei piccoli o grandi cambiamenti nella personalità di chi sperimenta.
Ora riconosco con lucidità che lo yoga, studiato e sperimentato attivamente, mi ha molto cambiato: ha cambiato le mie abitudini, le mie frequentazioni, la mia visione riguardo molte cose. In sostanza, lo yoga ha cambiato tutto il mio stile di vita.
Il nuovo percorso di vita intrapreso, per tutta una serie di accadimenti, mi ha portato da principio a tenere qualche lezione settimanale presso l’associazione yoga che frequentavo. Poi, quasi senza accorgermene, una volta conseguito il diploma di insegnante yoga, sono giunto ad insegnare a tempo pieno, collaborando con diverse associazioni e palestre di Vicenza e dintorni.
Dopo questo primo lungo periodo di collaborazioni, vissute appieno da parte mia sia nel bene che nel male, da alcuni anni sono felice di gestire un mio centro yoga, il So-Ham Studio Yoga a Vicenza.
È mia intenzione raccontare in un altro momento come sia nato questo mio centro. Per ora mi limiterò a dire che per me So-Ham Studio Yoga è come un figlio. L’ho desiderato, l’ho fatto nascere e lo sto facendo crescere, di anno in anno, con lo stesso amore che un padre ha nei confronti del proprio figlio.
Pur avendo raggiunto questo mio significativo traguardo, percepisco comunque di non essere ancora arrivato a una meta definitiva e non riesco a sentirmi interamente “concluso”. Ho coscienza che grandi cambiamenti e ulteriori evoluzioni sono ancora in atto dentro di me. Ed è per questa ragione che non amo dare una definizione netta di me stesso. Oggi sono questa persona; domani,chi lo sa?
In tutti questi anni, che mi hanno visto avvicinare, abbracciare e proporre agli altri la pratica yoga, ho avuto la possibilità di approfondire la conoscenza di me stesso dal punto di vista sia fisico che spirituale. Insieme a questo, ho avuto modo di incontrare una miriade di persone con caratteristiche molto diverse tra loro, che spesso sono diventate per me una fonte preziosa di ispirazione e di ulteriore maturazione personale.
Allo stesso modo, tuttavia, ho visto quanto ancora sia poco conosciuta, se non addirittura fraintesa, la straordinaria disciplina dello yoga. Ancora, infatti, vedo diffusi numerosi preconcetti e stereotipi riguardo lo yoga, riguardo chi pratica yoga, riguardo chi insegna yoga e riguardo tutto il mondo delle pratiche olistiche in generale.
Solo per fare qualche esempio, concedendomi un po’ di ironia, incontro spesso l?idea che chi pratica yoga viva costantemente “in beatitudine” e non incorra mai in stati di rabbia. A riguardo mi diverte molto pensare a questa immagine di un praticante con un eterno sorriso stampato sul viso e modi melliflui di atteggiarsi, quando piuttosto lo yoga aiuta a conoscere chi sei, rendendoti consapevole dei tuoi limiti e delle tue aperture, delle tue capacità e dei tuoi personali ostacoli da affrontare, e ti permette quindi di riconoscere ciò che è buono per te e di abbandonare quello che non lo è.
Per non parlare poi dell’idea di una presunta corazza salutista che lo yoga concederebbe (una signora: “Non sapevo che anche gli insegnanti di yoga si ammalassero…” no comment!) e dell’ovvia adesione del maestro di yoga alla religione induista (in altra occasione: “Posso farti gli auguri di Buon Natale?”).
Oppure, da ultimo, l’opinione che lo yoga sia fatto solo di lunghe e silenziose meditazioni, poco adatte per chi ricerca l’attività fisica attiva e intensa; o che lo yoga sia un “affare da contorsionisti e acrobati”, poco accessibile alle persone “normali”, cariche di rigidità muscolari e difficoltà motorie.
Mi fermo qui con gli esempi, ma potrei andare avanti ancora a lungo.
COS’È LO YOGA SECONDO LA MIA VISIONE
Dopo tanti anni di pratica, esperienza e insegnamento a contatto con innumerevoli tipi di persone, sono pervenuto a una visione assai personale di questa disciplina, che connota nel profondo il mio stile di insegnante.
Questa mia visione è scaturita dalla consapevolezza che lo yoga offre all’uomo lo stile di vita più naturale che esista, attuabile in ogni epoca e in ogni contesto.
Indubbiamente i benefici della pratica yoga sono infiniti, sia sul piano fisico sia sul piano psicologico: lo yoga stimola il corpo, distende e scioglie le tensioni, aiuta a espandere e allungare le membra, ossigena e rinforza la muscolatura.
Lo yoga, in primo luogo, ci porta a essere più consapevoli a livello fisico e, di conseguenza, anche a livello psichico.
La consapevolezza del nostro Corpo fisico, tuttavia, non nasce solo dalla pratica delle posizioni yoga, ma scaturisce soprattutto dall’attenzione che lo yoga suscita verso una corretta respirazione. Lo yoga infatti ci insegna la consapevolezza del nostro respiro.
Proprio questo è tra gli aspetti che io considero più determinante per una vita consapevole e qualitativamente appagante.
Sembra strano, ma un atto normalissimo come respirare viene dato per scontato e, di conseguenza,non lo si cura e non lo si valorizza a sufficienza.
Un respiro consapevole e di qualità influisce su tutti gli aspetti della nostra vita.
Una forte emozione modifica immediatamente il nostro respiro e, viceversa, l’attenzione al respiro ci permette di affrontare al meglio l’emozione. Sia chiaro: l?emozione non viene evitata o bloccata, ma la si attraversa nella piena consapevolezza, lasciandola fluire senza esserne travolti o paralizzati. In questi frangenti il respiro permette di agire anziché di reagire.
Un intenso sforzo fisico viene spesso affrontato trattenendo il respiro, come in apnea. Mediante la pratica dello yoga si impara a sostenere l’impegno fisico con l’ausilio del respiro e non a discapito di esso.
In momenti o periodi di ansia e di confusione mentale, una specifica ed adeguata tecnica di respiro puù essere molto utile e, in alcuni casi, anche risolutiva.
Per pura curiosità, posso aggiungere che So-Ham Studio Yoga, il centro yoga che ho fondato a Vicenza e che gestisco, non a caso porta questo nome.
Le due parole “So Ham” costituiscono infatti un Mantra.
Letteralmente le parole So Ham significano “io sono quello” e indicano la connessione profonda di ognuno di noi con l’Universo intero. Per qualcuno la connessione è riferita anche al divino.
So Ham è detto anche il “Mantra del respiro”: il suono SO accompagna il soffio dell’inspiro, mentre HAM quello dell’espiro.
Questo Mantra ci ricorda e ci mette a contatto con la nostra parte divina, con il nostro Sé superiore, con l’Universo.
Una riflessione che mi piace raccontare spesso a chi mi chiede come mai il mio centro si chiami così, è che, se riconosciamo nel suono stesso del respiro un Mantra, capiamo che ogni creatura vivente (uomo o animale) lo recita costantemente per tutta la propria esistenza, dal momento della nascita all’ultimo istante della vita terrena.
Tornando nello specifico alla visione che io ho dello yoga, ho acquisito da tempo la convinzione che la pratica yoga è il momento in cui ci si pone in ascolto di sé stessi. È un tempo interamente dedicato a noi stessi, al punto che una pratica yoga diviene un momento estremamente intimo. Oserei dire che diventa un tempo sacro.
L’invito che rivolgo a tutte le persone che praticano con me (e che mi sento di fare anche a chi legge), è quello di non forzare il corpo ad assumere determinate posizioni, ma di invitarlo apprendere le posture e a viversi a fondo l’esperienza. Una volta presa la posizione, è indispensabile ricontattare e ascoltare il respiro per lasciargli spazio e renderlo protagonista della pratica. Il respiro crea spazio, accomoda il corpo, allenta le eventuali tensioni. In quel momento i muscoli non sono in allerta e c’è fiducia.
Per dirla con Patanjali (II secolo a.C.), il respiro interviene affinché “Sthira sukham asanam”, ossia “la postura sia stabile e comoda”.
Le strane e talvolta improbabili posizioni che il corpo assume durante la pratica dello yoga, hanno la funzione di preparare il corpo a conseguire stabilità e confortevolezza nella posizione meditativa finale, la posizione seduta a gambe incrociate.
Con la pratica delle posizioni yoga le articolazioni, i muscoli, la pelle, la psiche, i pensieri, le emozioni e tutto l’essere, iniziano a comunicare. Questo diventa l’inizio di un “viaggio al centro di sé stessi” affascinante ed appassionante, sempre nuovo.
Proprio per questa ragione ritengo che la pratica dello yoga sia un momento intimo.
Per fare tutto questo è fondamentale avere un atteggiamento di ascolto e di osservazione: è quindi necessario anche il rispetto dei segnali e dei limiti che il corpo comunica sul momento. È inoltre fondamentale non giudicare sé stessi e abbandonare il confronto con gli altri, allontanando l’idea di competizione.
Nonostante la pratica si svolga in gruppo, se il praticante mantiene un atteggiamento di ascolto e di osservazione, riesce a immergersi profondamente dentro di sé, venendo oltretutto sostenuto dall’energia delle altre persone presenti.
Se l’approccio alla pratica dello yoga è di questo tipo, i benefici arrivano generosi e lo yoga diventa uno strumento di grande trasformazione personale.
Ecco, pertanto, che lo yoga non appare più come una pratica adatta solo a chi è fisicamente pronto, ma lo si vede vicino, accessibile e diventa un pratica alla portata di chiunque. La persona anziana può praticare yoga; il ragazzino può praticare yoga; la persona con problematiche fisiche o con dolori cronici può praticare yoga; la donna in gravidanza può praticare yoga; lo sportivo può praticare yoga e, anzi, lo yoga diventa strumento di supporto per qualsiasi tipo di sport.
Il mio invito è quello di vivere lo yoga con la consapevolezza che è un’esperienza del tutto personale e unica. Invito sempre a non fare confronti con altri praticanti yoga, a praticare per il gusto di farlo, restando disponibili ad osservare e accogliere senza giudizio, vivendo tutto l’entusiasmo di cogliere un’opportunità per ciò che grazie allo yoga verrà conseguito.
Con questo articolo ho desiderato condividere la mia idea sulla pratica dello yoga, e la mia convinzione di come lo yoga possa essere uno strumento di trasformazione individuale. Ho anche condiviso una piccolissima parte della mia personale esperienza di vita, a riprova che lo yoga è veramente accessibile a tutti e risolutivo di molte problematiche.
Spero che almeno una parte del messaggio sia pervenuto, perché il compito di un insegnante è quello di piantare un seme nella coscienza delle persone.
Infine mi rivolgo personalmente a te che ora mi stai leggendo: in cuor mio c’è tutto l’augurio di condividere presto con te l’emozione di fare qualche profondo respiro assieme, durante una pratica yoga, e di recitare insieme il Mantra So Ham.
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