ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA RESPIRAZIONE

Respirare ci sembra la cosa più naturale al mondo.

Noi non ci facciamo quasi caso, ma inspiriamo ed espiriamo circa 20.000 volte al giorno. Un adulto medio, a riposo, inala ed esala circa 8 litri di aria al minuto. In un giorno, dunque, vengono respirati 11.520 litri d’aria.

Si respira con maggiore frequenza quando si è attivi e sotto sforzo, o quando abbiamo un impatto emotivo; si respira meno intensamente quando si è a riposo o quando siamo rilassati.

Durante l’inspirazione inaliamo ossigeno, che viene distribuito attraverso il sistema sanguigno a tutte le cellule del corpo. All’interno di queste, l’ossigeno viene utilizzato per un processo di ossidazione/combustione, che porta alla produzione di anidride carbonica, la quale viene espulsa dal corpo tramite l’espirazione.

 

LE VIE RESPIRATORIE

L’aria viene inalata attraverso la bocca e il naso; continua poi il suo percorso passando dalla faringe e dalla laringe. Questi organi respiratori, destinati al trasporto dell’aria, sono ricoperti di una mucosa e di minuscole ciglia, denominate epitelio respiratorio. Attraverso di essi l’aria inalata viene purificata da polvere e corpuscoli in sospensione; nel contempo viene anche riscaldata e inumidita, per essere adatta al contatto con la trachea e coi tessuti polmonari.

COME FUNZIONA LA NOSTRA RESPIRAZIONE?

Durante la fase di inspirazione il sistema muscolare che circonda i polmoni si mette in movimento: il diaframma si abbassa e contemporaneamente le costole si allargano. Nello spazio risultante si crea un vuoto che permette ai polmoni di espandersi: l’aria ha così la possibilità di entrare.

Durante l’inspirazione è necessaria l’azione simultanea di numerosi muscoli: si attiva il diaframma, che è il muscolo principale della respirazione, e si attiva tutta la muscolatura respiratoria di sostegno, costituita dai muscoli intercostali esterni, dai muscoli pettorali e dai muscoli addominali. L’inspirazione è infatti un processo attivo, che vede coinvolte molte parti del corpo.

L’espirazione invece è un processo passivo. Il diaframma si rilassa al termine dell’inspirazione e, sollevandosi, ritorna alla sua forma originaria a cupola. La muscolatura addominale, pettorale e intercostale si rilassa, le costole si abbassano e il tessuto elastico polmonare si contrae: l’aria così è libera di uscire.

I due polmoni sono posizionati all’interno della cavità toracica, costituita dalle costole, come fossero in una grotta che li protegge. I polmoni sono ricoperti esternamente dalla pleura viscerale; le costole sono rivestite internamente dalla pleura parietale. Insieme le due membrane formano la pleura, che serve ad evitare il collasso dei polmoni. La pleura viscerale e la pleura parietale sono separate da alcuni millilitri di liquido, la cui funzione è di permettere alle due membrane uno scivolamento reciproco senza frizioni.

Il processo di respirazione è controllato dal centro respiratorio, che si trova alla base del tronco encefalico, nel punto dove il cervello si allaccia alla spina dorsale. La frequenza, l’intensità e la profondità degli atti respiratori sono regolati da questo nucleo neuronale.

A livello fisiologico, il controllo della respirazione avviene per mezzo di diversi meccanismi che coinvolgono il nervo frenico e i nervi della muscolatura respiratoria ausiliaria; i segnali neurali, trasmessi per loro tramite dal centro respiratorio, vengono attivati in risposta ai segnali chimici rilevati a livello sanguigno da recettori detti chemocettori, che segnalano l’alterazione del contenuto di ossigeno e di anidride carbonica nel sangue.

 

L’IMPORTANZA DELLA RESPIRAZIONE NELLO YOGA

Il ciclo respiratorio è automatico. Questo tuttavia non vuol dire che esso avvenga sempre in modo corretto.

Basti pensare a tutte le volte che siamo tesi o in preda alle emozioni. Anche se non ce ne rendiamo conto, l’ansia irrigidisce i muscoli e di conseguenza anche la respirazione ne risente, poiché si innesca un ciclo di respiri corti e quasi trattenuti.
Questa modificazione del respiro influisce su tutto: sui muscoli, sulla postura, sulla mente e, quindi, anche sull’umore e sul nostro modo di vivere.

Gli antichi maestri yoga hanno ben compreso l’influenza che il respiro ha su tutta la nostra vita. Questa consapevolezza li ha portati a sviluppare una vera e propria scienza del respiro, il Pranayama, che non solo integra e aiuta le intense pratiche fisiche dello yoga, ma ha acquisito da subito una sua peculiare autonomia, divenendo uno dei princìpi basilari dello yoga.

COS’È IL PRANAYAMA?

Il termine sanscrito Pranayama è composto da due parole: prana e ayama. Prana significa “energia, forza vitale” (da pra- “davanti, verso, precedente” e –na “respirare”, o “dare energia”); ayama significa “estensione, espansione”.

Pranayama può essere tradotto letteralmente come “espansione della forza vitale”, o “estensione del respiro”.

 

Sappiamo che la qualità del respiro influenza il nostro stato mentale e il modo in cui l’energia scorre nel nostro organismo, così come, nel modo inverso, il nostro stato mentale e la nostra energia influenzano il respiro. E’ tutto collegato in uno stretto rapporto reciproco.

Con il Pranayama possiamo imparare ad avere controllo e consapevolezza della respirazione, a non renderla più un mero atto meccanico, e possiamo imparare a conoscere e dare valore a quelle pause che sono presenti tra un inspiro e un espiro, sperimentando tutti i benefici della sospensione del respiro.

 

A riprova del fatto che la nostra respirazione si modifica quando siamo in uno stato di grande quiete, immagino che a molti, tra quanti stanno leggendo questo testo, sarà capitato almeno una volta di trovarsi in una situazione di estremo rilassamento e di accorgersi che la respirazione si sia spontaneamente sospesa.

Di solito, quando ci si accorge di non respirare, si ha un attimo di panico o di allerta: la mente immediatamente segnala come pericolo questa “anomalia” e subito si riprende a respirare volontariamente, perché è idea comune che, se non si respira, si muore.

In realtà, in quello spazio di “sospensione neutrale” c’è la vera presenza del Sé e si sperimenta una meditazione profonda che avviene spontaneamente, senza la volontà dell’individuo. In questi momenti il metabolismo rallenta e, con esso, anche le onde cerebrali e tutte le funzioni vitali rallentano: ecco che la pausa tra l’inspiro e l’espiro si dilata.

 

Secondo gli antichi insegnamenti yoga, il ciclo stesso della vita può essere rappresentato con un respiro: l’inspiro è la nascita; la vita è il momento di sospensione spontanea tra l’inspiro e l’espiro; l’espiro è la morte.

L’attenzione portata al respiro mediante le tecniche del Pranayama permette di osservare lo svolgersi del momento presente e aiuta a focalizzare la nostra consapevolezza sul “qui e ora”.

La consapevolezza del respiro porta la coscienza verso la meditazione, con i suoi benèfici effetti di calma e interiorizzazione.

Lo stato meditativo comincia poi, spontaneamente, a regolare la nostra respirazione, portandoci a riacquisire quella “memoria respiratoria” che possiamo aver smarrito nella nostra esistenza, e ad accompagnare il nostro respiro verso la sua versione più sottile, sana ed equilibrata.

Portare l’attenzione al respiro permette di riconnettersi a sé stessi, di fermare il flusso galoppante dei pensieri, e promuove la consapevolezza di sé.
La consapevolezza è semplicemente l’arte di vivere presenti a sé stessi, l’abitare quello spazio di tempo chiamato “presente”, dove la vita e tutte le sue meraviglie sono possibili.

 

Dal punto di vista pratico, il Pranayama è un insieme di tecniche di respirazione. Esistono varie pratiche con specifiche finalità, attuabili in base alle nostre necessità: ci sono tecniche per alzare l’energia in caso di carenza, per riscaldare o per rinfrescare il corpo, per ampliare la capacità toracica, per eliminare le tossine e per conseguire una maggiore chiarezza mentale.

 

Il Pranayama stimola e riequilibra la circolazione del prana all’interno del nostro organismo.

Secondo gli antichi insegnamenti yoga, il prana è l’energia vitale che circola attraverso i 72000 nadi, i canali energetici presenti nel nostro corpo (trovi un approfondimento qui).

Attraverso le tecniche del Pranayama, si ha una maggiore circolazione del prana in tutti i canali energetici presenti nell’uomo e, una volta acquisita e affinata la tecnica, si riesce anche a portare prana (energia vitale) nelle aree che percepiamo bisognose o carenti.

 

A COSA SERVE IL PRANAYAMA?

Il Pranayama attua essenzialmente il controllo del respiro. Il controllo del respiro aiuta a sciogliere tutto ciò che è denso, poiché tutto ciò che è denso ostacola lo scorrere dell’energia.

Dal punto di vista fisiologico, il Pranayama aiuta a portare in tutto il corpo e in tutto l’organismo una maggiore quantità di ossigeno. L’ossigeno “nutre” il sangue, i muscoli, tutti i tessuti.

 

Numerosi esperimenti scientifici, poi, hanno dimostrato come, durante la pratica del Pranayama, le funzioni vitali vengano rallentate e ridotte al minimo (tranne che in alcune specifiche pratiche attivanti): il corpo si rilassa, il cuore batte più lentamente e la mente si acquieta.

Quando il corpo è rilassato, la mente non ha necessità di impiegare energie per mandare impulsi di contrazione ai muscoli. Ciò che ne consegue è uno stato di pace mentale.

 

Il Pranayama migliora la funzione respiratoria, perché stimola l’attività di tutti i muscoli della respirazione (soprattutto il diaframma) e influenza i centri respiratori; di conseguenza, si acquista la capacità di respirare in modo più profondo e più efficiente.

Dal punto di vista fisico, i benefici del Pranayama sono davvero molteplici:

  • C’è un maggiore utilizzo della capacità polmonare, con un miglioramento quindi dell’ossigenazione di tutto il corpo, a beneficio di ogni singola cellula.
  • Gli organi del corpo ricevono in abbondanza non solo ossigeno, ma anche sangue, e la loro efficienza viene incrementata.
  • Le variazioni di pressione aerea nella cassa toracica vengono intensificate e ciò porta a una migliore circolazione del sangue tra una cavità e l’altra, poiché, quando la differenza di pressione è notevole, la circolazione aumenta.
  • I cambiamenti di pressione aerea nei polmoni sollecitano gli organi circostanti, che vengono compressi e decompressi come in un massaggio, migliorandone le funzioni.