Nel 2016 l’UNESCO ha riconosciuto lo Yoga come Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità.
Tra le motivazioni per l’importante riconoscimento, i documenti ufficiali precisano che lo Yoga, praticato “a tutte le età, senza discriminazione di sesso, classe o religione, associa posizioni, meditazione, respirazione controllata, recitazione di parole e altre tecniche, mirate a offrire benefici, ad attenuare i dolori e a consentire di raggiungere uno stato di liberazione”.
L’UNESCO ha quindi riconosciuto una verità che chi pratica questa millenaria disciplina già sapeva: lo Yoga è patrimonio di tutti, dal più grande dei maestri al più umile degli allievi.
Nessuna delle Tradizioni o delle Scuole di insegnamento, che sono sorte e tuttora nascono dalla radice profonda dello Yoga, sono migliori di altre. Il loro reale valore si riconosce, se esse mostrano il giusto rispetto per i concetti basilari di questa antichissima disciplina.
Ogni insegnante è libero di seguire la Tradizione che più sente adatta a sé e di insegnarla ai suoi allievi.
Allo stesso modo, anche l’allievo ha il diritto di ricercare e seguire lo stile che sente più adatto al proprio sentire.
Pertanto con il suo operato l’insegnante non deve creare vincoli agli allievi, perché lo scopo dell’insegnamento è trasmettere un sapere antico e rendere consapevole e libera la persona di seguire la pratica più adeguata per sé.
La concorrenza tra le Scuole di Yoga, la “guerra” tra gli insegnanti priva l’allievo di questa libertà e snatura l’essenza profonda della disciplina, che viene trasformata in una gabbia e in un vincolo, mentre dovrebbe aprire spazi di libertà per tutti.
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